ESPERIENZA DI MUSICOTERAPIA CON PAZIENTI ALZHEIMER

Il percorso di musicoterapia  condotto  con un gruppo di malati di Alzheimer,  per circa un anno,  mi consente  di relazionare alcune coordinate di rilievo in merito alle tecniche e alle attività realizzate.    
DATI
 
Luogo dell’intervento:  
nucleo Alzheimer presso R.S.A (Pv)
Periodo e durata dell’intervento:  
tre cicli di  quattro mesi;
un intervento alla settimana di 1 ora circa;
Costituzione del gruppo
:
dieci ospiti – 1° e 2° stadio di gravità (età compresa tra i 75 e i 95 anni);
due musicoterapisti;
un animatore;
il medico. 

FIGURE COINVOLTE   
I ruoli dei musicoterapisti si alternano reciprocamente tra quello di conduttore e co-oconduttore, secondo le necessità, e la compresenza (come il fatto che sia contemplata una figura maschile ed una femminile) ha una valenza non irrilevante poiché consente modalità relazionali differenziate, sulla base delle esigenze manifestate dagli ospiti ( protezione, contenimento e quant’altro, fattori culturali non esclusi). Il ruolo del conduttore prevede funzioni di “regia” in quanto esplicita consegne verbali direttive e semidirettive (richieste, consegne) mentre il ruolo del coadiuvante svolge mansioni di mediazione tra ospiti e conduttore, di osservazione, di raccolta richieste implicite, di registrazione delle aspettative ( si tratta comunque di un ruolo attivo che interpreta ed esplicita le proprie interpretazioni, favorendo autocomprensione nei pazienti e risposte a determinate stimolazioni, anche mediante strategie di modeling –IMITAZIONE) giochi imitativi.
L’animatore svolge una mediazione più centrata sulla dimensione individuale dei vari ospiti, il medico stimola autorevolmente la partecipazione dei singoli e lo staff, in generale, garantisce una certa coerenza al clima affettivo- relazionale sul quale, pure, l’intervento intendeva incidere. 

METODO DI INTERVENTO E ORGANIZZAZIONE DELL’INCONTRO  
Vengono integrati aspetti di musicoterapia attiva e recettiva con partecipazione del corpo. Le proposte non seguono mai un ordine fisso ma vengono pensate e improvvisate all’interno di un processo che è creativo. Possiamo individuare due componenti principali dell’incontro: la prima delle quali riguarda il canto popolare, mentre la seconda si focalizza sulla stimolazione, attivazione, espansione delle capacità residue.
– il repertorio musicale con strutture armoniche tipiche dei canti popolari della tradizione, permette di avvicinarsi all’ospite, ai suoi livelli più profondi, capace cioè di aprire canali di comunicazione extrapsichici, di aprire in particolare quelli sclerotizzzati e/o stereotipati (Benenzon) . Il canto coinvolge il gruppo rendendolo attento e motivato alla permanenza e alla colloborazione per le proposte successive che puntano più specificatamente  alla stimolazione delle capacità cognitive.
La seconda componente  è invece centrata su aspetti più squisitamente cognitivi, anche se la dimensione affettiva non ne resta per ciò esclusa. Si tratta di una parte finalizzata all’attivazione o riattivazione di processi cognitivi elementari e di funzioni attentive ( ci riferiamo qui, in particolare, al  rilevare aspetti sonori di base), percettivo-motorie (acquisire o consolidare relazioni spaziali elementari e favorire la coordinazione motoria), mnemoniche (processi di discriminazione, valutazione, memorizzazione e associazione). 

LA CONOSCENZA  
All’inizio si è avuta una lunga fase di osservazione e conoscenza in cui si è cercato di instaurare una relazione di fiducia reciproca.
Dopo aver individuate le problematiche dei pazienti (dati e informazioni ci sono stati ovviamente forniti dal gruppo medico e di animazione), si è reso necessario un lungo periodo di conoscenza e di osservazione, finalizzati alla conquista di una certa “FIDUCIA”che ha richiesto e richiede, data la patologia preminente (alzheimer), un costante e sempre reiterato lavoro di costruzione del rapporto, anche se oggi qualcuno ci accoglie con esclamazioni incoraggianti del tipo: “Oh, Vi aspettavo. La musica è una bella cosa!”. 
La fiducia è ovviamente basilare perché vi sia un rapporto autentico e fondato sulla reciproca accettazione. 
Calarsi nella realtà dell’utente come persona, al di là dalla patologia che esprime, significa qui, soprattutto, cogliere quella memoria psichica, culturale, personale, fatta soprattutto di gesti ( esteriore) 
A partire da una relazione di fiducia ed empatica abbiamo sviluppato  delle strategie operative: in primis  il linguaggio analogico e verbale.

Questo codice intimo, esteriore, concretamente rispecchiabile, è proprio quello che ci ha permesso di comunicare a livello gestuale; abbiamo poi plasmato, nei nostri apporti verbali, l’intonazione delle nostre voci, creando così frasi di accesso  (echi di quotidianità, di familiarità) grazie alle quali la terminologia si fa semplice, concreta. Immediata. (“Signora, avrei piacere di suonare con lei, cosa ne dice?” È frase traducibile in “Signora, avrei piacere di parlare con lei”). Queste frasi di accesso sono alla base dei vari momenti d’incontro, permettono alti livelli attentivi, favoriscono il succedersi armonioso e pensato delle proposte. 

L’OSSERVAZIONE MUSICOTERAPICA                           

Trascorsa la prima fase di osservazione e conoscenza degli ospiti, si è posta la necessità di individuare il ritmo e tempo personale ( pulsazione) di ognuno per arrivare al “tempo dell’attenzione”, derivandolo dall’andamento fonetico, dal ritmo del parlare e dal movimento del corpo. In seguito abbiamo attivato una comunicazione basata sull’imitazione gestuale e fonetica, in cui l’operatore riprende (riflette), valorizza, arricchisce gradualmente quanto l’ospite produce.
Dopo aver conosciuto tutti gli ospiti, in accordo con il gruppo degli animatori abbiamo individuato alcuni utenti con cui lavorare in uno spazio definito. 
Il passo successivo è stato creare il gruppo favorire la reciproca accettazione degli ospiti in uno spazio delimitato e seduti sulla sedia 
Lavorare in gruppo è stata una scelta di metodo.
Il lavoro con il gruppo produce gratificazione e uno stato di attenzione alto. Il gruppo genera una dimensione corale : il canto,  le espressioni di gradimento di ognuno,  ricordi legati al canto, l’applauso.Inoltre esiste un “turno”  che spesso viene aspettato e rispettato, che rende molto attenti. 

PRIME PROPOSTE
Uso degli strumenti a percussione:
dopo aver individuato la velocità delle pulsazioni degli ospiti, vengono prodotte stimolazioni ritmiche  a partire da un tempo lento (70 battiti al minuto) fino ad una velocità molto alta (circa 100 battiti). Gli ospiti rispondono suonando i loro strumenti (maracas e clave) a velocità elevate.
Gli obiettivi: stimolare gli utenti ad accettare gli strumenti musicali e coinvolgerli. La variazione della velocità consente di creare continui cambiamenti di stati percettivi e quindi stimola l’attenzione.
canto per il coinvolgimento emotivo;
movimenti armonici  con l’uso di dischetti colorati su basi musicali. Il dischetto colorato costituisce un mezzo di associazione con altri oggetti, è pensato spesso come qualcos’altro. Ciò è motivo di osservazione e recupero mnesico.  E inoltre i colori creano un’atmosfera gioiosa, quindi predispongono alla comunicazione. 

ARTICOLAZIONE DELL’INCONTRO  
Premetto che la sequenza delle proposte, alcune delle quali elencherò in seguito,  non ha un ordine predefinito, in quanto esse vengono attivate all’interno di un percorso  creato dal musicoterapeuta , percorso che è una sorta di racconto di momenti di vita comuni ai più (pensiamo come era organizzata la giornata di una persona che lavorava nei campi ). Si tratta di un percorso di memorie che consente agli utenti di riconoscersi e di  aprire canali comunicativi all’interno di logica quasi paradossale. Si tratta di una logica con connessioni  emotive (in cui il canto fa da collante e da espediente) dove il ricordare diventa un agire comunicativoCosì le proposte assumono un significato diverso agli occhi dei pazienti, il canto è un ricordare (cantando) momenti legati al lavoro, all’amore; i movimenti armonici sono i balli in compagnia, il suonare è spesso un’esplosione di gioia, i dialoghi sonori diventano spesso contare i colpi del tamburo come quando si  contano i soldi o i giorni della settimana. Tutti sono attori protagonisti della storia.   
Canto: vengono cantate canzoni popolari e familiari I canti accompagnavano la giornata di queste persone, i canti del lavoro
Gli obiettivi:
stimolare l’attenzione e osservare eventuali reazioni emotive.   
Ascolto e movimenti per imitazione: è come una danza, il ballo
brani classici di musica leggera, solo strumentali. La musica consente di sviluppare un lavoro di armonizzazione  dei movimenti attraverso l’uso di dischetti colorati (rosso, giallo, blu, verde, celeste).
Gli obiettivi :
aprire un canale di dialogo, verificare la capacità attentiva, richiamo della memoria a breve termine
Suonare insieme – consiste nel “seguire il tempo” di ritmi (marce, tarantelle) o di una canzone cantata dagli operatori: alcuni ospiti preferiscono cantare altri suonare.   
4.  Dialoghi sonori: il rapporto è individuale. Il mt. produce dei ritmi molto semplici o sequenze di colpi con le clave o con un tamburo,  l’utente dovrà riprodurlo e contare. Questo esercizio consente di stimolare alcune capacità cognitive legate al linguaggio, alla memoria, alla percezione del simbolo.

I risultati sono ottimi.

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